MODELLISMO NAVALE


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La guerra di corsa

CORSARI

La guerra di corsa

La guerra di corsa Veniva considerata una misura di vendetta regolamentata, una ritorsione ai limiti della dichiarazione di guerra- malignamento si potrebbe anche dire che era un anche modo di fare cassa depredando navi straniere.
Era anche intesa a giustificare l'azione di rapina davanti alle altre nazioni, che avrebbero altrimenti potuto considerarla come un vero e proprio atto di guerra o di pirateria.
Molti studiosi chiamano le operazioni così autorizzate con la locuzione guerra di corsa per specificare. La distinzione non è solo formale, in quanto la pirateria era diretta contro tutti e chiunque (venendo sanzionata con la pena di morte da infliggere sul posto della cattura del pirata), mentre la guerra di corsa era effettuata contro nemici ben individuati, politici o di fede e venivano impiccati solamente se venivano catturari.
Di conseguenza le attività belliche e depredatorie dei corsari barbareschi o delle consimili organizzazioni cristiane, quale quella dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta non possono essere considerate piratesche, bensì corsare, dal momento che quantomeno non colpivano mai i propri confratelli di fede.
La differenza, comunque, tra un corsaro ed un pirata era nei fatti sottile, spesso impercettibile, ma concretamente si tradusse spesso in una sorta di "licenza di predazione a fini istituzionali". Delle note e discusse figure, ad esempio, di celebri corsari come gli inglesi (sir) Francis Drake e Walter Raleigh, si hanno sia ritratti calorosamente ed orgogliosamente patriottici, sia anche, contemporaneamente, inquietanti elenchi di assai elastiche interpretazioni dei limiti connessi alla patente. Però loro hanno portato grandi incassi al re o alla regina che gli consegno la lettera di corsa.
L'emissione di lettere di corsa a privati venne vietata con il trattato di Utrecht (1713) e fu il divieto fu allargato anche agli Stati firmatari della Dichiarazione di Parigi del 1856.
Gli Stati Uniti non furono tra i firmatari e a tuttora ancora non sono vincolati da quella dichiarazione, tant'è che ancora oggi la Costituzione degli Stati Uniti (Art.1 Sez.8) affida al Congresso il potere di concedere le lettere di corsa. Gli USA emisero in seguito delle dichiarazioni, durante la guerra di secessione americana (1861-65) e durante la guerra contro la Spagna (1898), con le quali s'impegnarono a attenersi ai principi della Dichiarazione di Parigi per tutta la durata delle ostilità. Durante la guerra di secessione comunque, gli Stati Confederati d'America emisero delle lettere di corsa.

Ultimi ad usare navi corsare furono, nella seconda guerra mondiale, i tedeschi che armarono mercantili registrandoli come incrociatori ausiliari, tra cui l'Atlantis, il Penguin ed altre. In alcuni casi si trattava di navi dall'origine militari: particolarmente famose furono la SMS Emden e la SMS Möwe Nelle prime fasi della seconda guerra mondiale si distinse la corazzata tascabile Admiral Graf Spee.
Anche gli inglesi risposero armando come incrociatore ausiliario il Rhone, una nave francese che, come le omologhe tedesche, usava mascherarsi per cambiare il proprio aspetto e sembrare una nave di un paese neutrale, in modo da poter attaccare il naviglio mercantile diretto ai porti nemici.

Secondo buona parte degli storici, la maggioranza delle imprese corsare aveva il solo reale scopo di compiere azioni di pirateria per conto del proprio Stato, poiché i bottini ottenibili erano cospicui, talvolta rilevanti sul bilancio della nazione. I corsari avevano più possibilità di fare buoni bottini dei pirati: le loro navi partivano, legalmente, da un porto, quindi potevano essere preparate già in cantiere e progettate appositamente come navi da guerra leggere, quando catturavano una preda essa era legittima, quindi potevano prendere prigioniero l'equipaggio e venderlo come schiavi, vendere la nave all'asta, depredare tutto il carico con comodo (e non limitarsi ad arraffare i preziosi e scappare con il bottino come i pirati), inoltre il bottino poteva essere venduto all'asta con calma, in piena legalità, cercando di spuntare il prezzo migliore per l'armatore. A differenza che nella pirateria però i profitti andavano in preferenza all'armatore-investitore e ai suoi ufficiali in comando, mentre tra i pirati le quote del bottino erano ripartite più democraticamente.

Le guerre di corsa, del resto, rappresentano una quasi logica evoluzione della conclusione della stagione delle grandi scoperte (dopo che l'America e l'Oceano Indiano erano stati ormai ben individuati e colonizzati), quando per l'esaurimento di nuove terre ricche da scoprire e colonizzare non restò che aggredire le terre già colonizzate, spostando su questi mari il naviglio precedentemente impiegato in esplorazioni (anch'esso composto di navi armate - in senso militare). In proposito, il pressoché scoperto conflitto fra Inghilterra e Olanda (cui si deve buona parte della nota letteratura d'avventura) molto si nutrì delle azioni dei corsari.



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