Bounty - modellismo navale

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H.M.S. Bounty  


A tutti i modellisti, prima o poi, è venuta la voglia di costruire il Bounty, una piccola nave inglese che fa ancora parlare di se per il famoso ammutinamento e per le leggendarie vicende che poi ne seguirono. Da questa storia sono stati ricavati due films, uno nell'ante-guerra e l'altro recentemente; in entrambi i casi interpretati dai migliori attori del momento.
Il Bounty era in origine una nave da trasporto, un CAT, il Bethia, che fu acquistato dall'Ammiragliato inglese per essere adibito al trasporto delle piante dell'albero del pane. Doveva andare, passando da Capo Horn a Tahiti, raccogliere le pianticelle poi, passando dal Capo di Buona Speranza, raggiungere la Giamaica dove le piante dell'albero del pane, poste a dimora, fruttificando, avrebbero dato il nutrimento agli schiavi delle piantagioni giamaicane. Nei disegni commerciali del Bounty, questo viene denominato nei più svariati modi, dal vascello alla corvetta: ma sui disegni dell'Ammiragliato datati 25 giugno 1787 troviamo la denominazione di "nave armata di sua Maestà Bounty già Bethia Londra" mentre quelli del novembre dello stesso anno portano la dicitura "Bounty trasporto armato". In questi disegni vi sono le modifiche apportate allo scafo per contenere le serre delle piante dell'albero del pane.
Da questi piani ricaviamo le seguenti misure: lunghezza ft. m. 27,50; lunghezza al galleggiamento m. 21; larghezza massima m. 7,50; pescaggio m. 3,50; stazza lorda t. 228. Il comando della nave fu affidato al luogotenente di vascello William Bligh di 33 anni: era un uomo di poca prestanza fisica, ma aveva una notevole capacità professionale, al suo attivo aveva anche l'imbarco col Capitano Cook nella sua prima visita a Tahiti.
La nave salpò il 15 ottobre 1787 dalla foce del Tamigi portandosi a Spithead per gli ultimi preparativi e da lì salpò solo il 23 dicembre. Il 5 gennaio 1788 era alle Canarie nel porto di Santa Cruz, poi di li la nave spinta dai venti si avviò per il Capo Horn. Prevedendo una lunga e difficile navigazione il capitano diminuì le razioni dei viveri e inasprì la disciplina facendo ricorso alle pene corporali anche per le più insignificanti mancanze. Gli equipaggi inglesi a quei tempi erano formati da individui di tutti i ceti, molte volte arruolati in maniera forzata: per amalgamare il così vario campionario di gente, la sola maniera conosciuta dai capitani inglesi era una disciplina di ferro che ad ogni minima mancanza comportava inumane punizioni. I sottoufficiali che sorvegliavano gli uomini addetti alle manovre correnti usavano portare un bastone od un pezzo di cavo ben appesantito con il quale battevano i marinai per renderli più solleciti ad obbedire agli ordini. Nel viaggio il Bounty tentò di superare, nell'aprile, il Capo Horn; dopo molti tentativi fra violente burrasche, il doppiare il Capo fu giudicato impossibile dal capitano Bligh e secondo le disposizioni avute dall'Ammiraglio fece mettere la rotta sul Capo di Buona Speranza. Alla fine del maggio il Bounty diede fondo nella Simons Bay, all'estrema punta meridionale dell'Africa, dopo restò fino a luglio, rinnovando le provviste e dando di requie allo stanco equipaggio. Poi per l'Oceano Indiano riprese il suo andare verso Tahiti.
Nell'agosto fu avvistata l'Australia, poi la Nuova Zelanda, infine il 26 di ottobre diede fonda a Tahiti nella baia di Matavai.
L'accoglienza dei nativi fu, come sempre, splendida: i costumi delle belle tacitiane, erano piuttosto liberi, figurarsi l'equipaggio che per tanti mesi era stato in mezzo al mare! Pensò di essere sbarcato nel paradiso terrestre, dove per vivere bastava allungare una mano e cogliere ciò di cui aveva bisogno. Completato il carico delle 1015 pianticelle, la nave salpò di nuovo il 4 aprile 1789, ma il cammino verso Giamaica durò poco, il 28 dello stesso mese il "master's mates " Christian Fletcher, con l'aiuto di alcuni marinai, tutti armati, catturò il capitano mentre riposava.
Questo accadde alle 0.5 delle mattina alle 0.8 il dramma era già al suo epilogo. Il capitano Bligh, con il suo secondo ed altri 17 uomini fu abbandonato in mare a bordo della lancia, mentre la nave, con a bordo gli ammutinati puntava nuovamente su Tahiti. Ma di tutta questa storia l'avvenimento più incredibile è il viaggio che in 48 giorni, per ben 5800 km. a bordo della lancia di m. 7.50 e larga appena m. 2.30, il capitano Bligh ed i suoi 18 compagni compirono dal luogo dove furono abbandonati, dal largo dell'isola Tafoa a Timor nell'arcipelago della Sonda. Parte a vela , parte a remi, sgottando l'acqua imbarcata per le varie tempeste incontrate, sotto il sole implacabile del giorno ed il freddo delle notti, essi dovettero anche sfuggire agli assalti degli indigeni delle isole su cui presero terra: che a quei tempi, e per molto tempo ancora, erano cannibali. Comunque essi riuscirono a raggiungere una terra già colonizzata.
Da Timor, via Batavia, Bligh il 14 marzo 1790 giunse in Inghilterra e denunciò all'Ammiragliato l'ammutinamento. Intanto il Bounty era salpato da Tahiti, con a bordo Fletcher e qualcuno dei più accesi ribelli più un gruppo di nativi, uomini e donne.
La nave si diresse presso una meta sconosciuta: gli altri uomini dell'equipaggio che si consideravano meno compromessi nell’ammutinamento, rimasero sull'isola.
Ma l'Ammiragliato inglese non poteva lasciare impunito un atto di insubordinazione cosi grave: fu inviata a caccia del Bounty e del suo equipaggio la fregata Pandora da 24 cannoni. Questa, dopo aver catturato i marinai del Bounty rimasti a Tahiti, si pose alla ricerca degli altri e della nave, ma di questa e del suo equipaggio non si trovavano più tracce.
La Pandora fece naufragio sulla barriera corallina australiana, ma il suo equipaggio con gli ammutinati catturati, riuscì a mettersi in salvo sulle imbarcazioni di bordo.
Questi, una volta giunti in patria, furono sottoposti a giudizio ed alcuni di loro finirono impiccati alle varee dei pennoni maggiori. Ma degli ammutinati allontanatisi con la nave si perse ogni traccia.Nel 1809 una nave americana, la Topaz, gettò l'ancora davanti all'isola di Pitcarin a 25 gradi 31'9'' di latitudine sud e a 132 gradi 26'2'' longitudine ovest: qui ebbero la sorpresa di ritrovare ancora in vita uno degli ammutinati, Adams, con i suoi discendenti e quelli degli altri ammutinati e dei tahitiani partiti con loro. Si conobbe così la fine che aveva fatto il Bounty: per non essere avvistata dalle navi di passaggio nei pressi dell'isola, la nave, privata del legno asportabile e di tutto il materiale utilizzabile, fu data alle fiamme.
L'approdo alla piccola isola era molto difficile e ancora oggi l'imbarco della gente e della merce viene effettuato con imbarcazioni per la mancanza di un porto e per le forti correnti che la circondano. Nel 1957 una spedizione americana a bordo del brigantino Yankee, recuperò alcuni resti del Bounty fra i quali, l'ancora, chiodi del rame che fasciava l'opera viva, e ferramenta del timone. L'impresa fu particolarmente difficile a causa della scarsa visibilità sott'acqua dovuta alle correnti sottomarine. Alla cicala dell'ancora recuperata fu trovata ancora la braca in catena, che fissa l'ancora allo scafo. Di barche il Bounty ne aveva più di una, infatti nel diario già citato i marinai fedeli al capitano, dovevano essere abbandonati nel cutter, ma dato che il fondo di questa barca era marcio alcuni ammutinati, volendo dare ai compagni una pur misera possibilità di salvezza, si imposero ai più feroci di loro e li fecero imbarcare nella lancia
Esaminando la storia dell'ammutinamento possiamo dire che molta parte della vicenda fu dovuta a dover lasciare la vita facile trovata nei paradisi dei tropici e dover tornare alla dura vita di bordo: ma già tra i marinai inglesi si era fatto sentire l'effetto delle nuove dottrine che poi in Francia sfociarono nella rivoluzione. Gli equipaggi di tutte le marine del mondo facevano parte di un sottoproletariato sottoposto a tutte le angherie da parte degli ufficiali che per tradizione facevano parte della nobiltà o della borghesia.
Il credo di Libertà, Fraternità, Uguaglianza fu un lievito che oltre ai francesi si fece sentire anche negli altri popoli il suo potere. A dimostrazione di ciò è l'ammutinamento della flotta inglese della Manica nel 1797, quando l'equipaggio del Royal George rifiutò di andare al posto di manovra, imitato poi da tutti gli altri equipaggi.
Questi inviarono all'ammiraglio comandante una delegazione composta di due uomini per equipaggio ad esporgli le loro richieste. Le trattative continuarono con alterne vicende fino al 14 maggio quando giunse a Pourtsmouth lord Howe con le lettere di amnistia e i decreti del regolamento di disciplina. Nelle altre squadre inglesi che bloccavano le coste del continente la ribellione degli equipaggi fu stroncata con la maniera forte.
Gli stati maggiori delle flotte, avvisati dall'Ammiragliato di ciò che covava, al più piccolo segno di malumore fra gli equipaggi, facevano innalzare a riva la bandiera rossa che indicava che a bordo era riunito il tribunale di guerra e questa non usava nelle sue sentenze mano leggera, ma quasi sempre la pena era la morte.
Il Capitano Bligh fece fare, come risulta dal suo diario, delle modifiche alla nave mentre questa era ai lavori ordinati dall'Ammiragliato, che consistettero nel togliere parte della zavorra dello scafo e nell'accorciare gli alberi. L'armamento del Bounty era di 4 cannoni corti da 4 libbre su affusto e 10 cannoni da 1/2 libbra a pernio.


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